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L' emocromatosi (EC) è una patologia causata dall'accumulo di un'eccessiva quantità di ferro nell'organismo, che causa danni ad alcuni organi importanti, come il fegato, il pancreas ed il cuore. L’EC ereditaria è dovuta ad una alterazione genetica il cui effetto è quello di provocare un’eccessivo assorbimento di ferro da parte dell’intestino, con conseguente accumulo di questo metallo in altri organi e tessuti. Una volta l'EC veniva considerata una malattia rara, mentre oggi sappiamo che si tratta di una patologia comune nei soggetti di razza bianca, che colpisce circa 1 persona su 300-350 nel Nord Europa; negli USA si calcola che circa 1 persona su 10 circa sia portatrice sana della malattia. Purtroppo, la sua importanza viene spesso sottostimata anche da molti medici, e i suoi sintomi vengono confusi con quelli di altre patologie. Dato che la EC può essere efficacemente trattata, è invece importante che venga diagnosticata tempestivamente, prima che possa causare danni gravi all'organismo. Anche se l'alterazione genetica responsabile dell'EC è presente in entrambi i sessi senza distinzione, i maschi manifestano i sintomi in modo molto più frequente e più grave delle donne, tanto che in queste ultime, prima della menopausa, il quadro clinico completo è dieci volte meno frequente. La ragione è da ricercarsi nella perdita di sangue dovuta alle mestruazioni, e nelle gravidanze, fattori che riducono la quantità di ferro presente nell'organismo. Il gene responsabile dell'EC, denominato HFE, è localizzato sul braccio corto del cromosoma 6, e si trova molto vicino ai geni HLA, cioè ai geni che determinano l'istocompatibilità. Il gene HFE contiene l'informazione per la produzione di una proteina importante nella regolazione dell'assorbimento del ferro, anche se la sua funzione esatta è ancora in corso di studio. Nelle persone affette da EC, questo gene contiene delle alterazioni (mutazioni), che ne alterano la funzione. Due mutazioni principali sono state identificate in questo gene, e denominate con le sigle: C282Y e H63D (queste sigle indicano in modo più specifico il tipo di alterazione: ad esempio C282Y significa che è mutato l’aminoacido in posizione 282). La maggioranza dei pazienti affetti da EC (dal 64 al 95 % a seconda delle popolazioni esaminate) ha ereditato da entrambi i genitori la mutazione C282Y, e quindi possiede questa mutazione in entrambe le copie del cromosoma 6. Un numero inferiore di persone affette ha invece una mutazione C282Y in un cromosoma 6 e una mutazione H63D nell’altro; queste persone hanno quindi ereditato mutazioni diverse da ciascuno dei genitori. Infine, alcune persone possiedono due copie del cromosoma 6 con la mutazione H63D, che in genere non determina un sovraccarico di ferro, a meno che non siano presenti altre cause di sovraccarico, come un eccessiva assunzione di alcool, un'anemia emolitica concomitante, un trattamento prolungato con ferro. I primi segni della malattia si manifestano quando il ferro accumulato in eccesso nell'organismo supera i 5 grammi circa. In genere, nei maschi i primi disturbi compaiono intorno ai 40 anni; più di rado, alcuni manifestano la malattia già intorno ai 20 anni. Sintomi precoci sono spesso stanchezza, depressione e irritabilità. I primi disturbi sono spesso conseguenti al danno epatico o delle articolazioni e, a volte, una delle prime manifestazioni è l'ipogonadismo. I disturbi causati dalla EC sono comuni a molte altre patologie, e spesso rendono la diagnosi difficile. Purtroppo, l'importanza e la frequenza della EC vengono spesso sottostimate, cosa che ritarda anche di molti anni una diagnosi corretta. Le analisi di laboratorio per evidenziare la EC sono: 1) la saturazione della transferrina (il composto che trasporta il ferro nell'organismo). L'esame indica quanta transferrina è legata al ferro (transferrina satura) e quanta è ancora disponibile a legare il ferro (quota insatura). La transferrina "satura" oltre il 45-50 %, è uno dei primi segni di laboratorio di sovraccarico di ferro. 2) la ferritinemia (la quantità di ferritina nel sangue). La ferritina è il composto che funge da deposito di ferro all'interno delle cellule. La sua presenza nel sangue oltre i valori limite (> 300 mg/L nell'uomo e >200 mg/L nella donna in genere indica un accumulo eccessivo di ferro. Tuttavia bisogna tener presente che ci sono numerose altre cause di aumento della ferritina. Per questa ragione la diagnosi richiede ulteriori conferme, basate o sulla biopsia epatica o sullo studio del genotipo. 3) la biopsia epatica. Dal momento che il fegato è il primo organo in cui si deposita il ferro la biopsia epatica consente di vedere il ferro depositato nelle cellule epatiche attraverso una colorazione specifica. Consente inoltre di dosare il ferro presente e di evidenziare se il tessuto epatico è danneggiato dalla presenza del metallo in eccesso (e cioè se è già presente fibrosi epatica ed il relativo grado o cirrosi). Da quando è disponibile l’analisi genetica per la EC la biopsia epatica viene effettuata nei casi negativi per mutazioni di HFE o comunque, nei casi con mutazioni, ai pazienti in fase avanzata in cui è utile conoscere l’entità del danno epatico. 4) L’analisi genetica attraverso l'analisi delle mutazioni C282Y e H63D nel gene HFE. Questo studio prevede un semplice prelievo di sangue; dalle cellule del sangue viene estratto il DNA e vengono studiate le due mutazioni del gene HFE. La malattia si trasmette geneticamente con una modalità chiamata autosomica recessiva. In altre parole, un individuo presenta i sintomi della malattia solo se possiede un'alterazione in entrambe le copie del gene (ad eccezione dei cromosomi sessuali, ognuno di noi possiede 2 copie di ogni cromosoma -una materna e una paterna- e quindi 2 copie di ogni gene). Chi invece ha una copia del gene normale e una alterata è un portatore sano, e generalmente non presenta alcun sintomo. Quindi potrà sviluppare emocromatosi solo un soggetto che riceva una copia difettosa del gene da ciascuno dei genitori, entrambi portatori sani dell'alterazione genetica. Tutti i figli di un paziente già diagnosticato sono portatori sani, se l'altro genitore non è portatore. Data l'alta frequenza di portatori sani (circa 1 su 10), la probabilità che entrambi i genitori siano portatori è tutt'altro che trascurabile (circa il 10%), e quindi in tutte le famiglie in cui sono presenti casi di EC è consigliabile che tutti i membri si sottopongano alle analisi per verificare i parametri del ferro (saturazione della transferrina e ferritina).
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